Ringraziamo Massimiliano Floridi, presidente della Fondazione S. Francesca Romana, per l'autorizzazione a pubblicare il testo dell'intervento tenuto a Roma, S. Maria in Cappella, il 5 marzo 2023, per l'evento "Musica, il respiro del termpo".
Estratto video dall'intervento di Massimiliano Floridi al Festival Spiritualia
Questo reperto, la Madonna di Trapani, testimonia la Straordinaria capacità conservativa anche solo di un frammento di una copia rispetto alle intenzioni distruttive degli uomini di Kronos. Kairos invece è la capacità degli uomini di cogliere l’opportunità di valorizzare ciò che si ha.
S. Maria in Cappella, Roma - Statuetta della Madonna di Trapani
Nel 2005 assieme all’Archeologo Mengarelli, facendo ordine tra le centinaia di cocci frammenti e sculture ritrovate dopo gli scavi non scientifici del ministero in questa chiesa, ritrovammo in giardino un frammento di una statuetta votiva della Madonna. Perso il bambino, la testa e il braccio, la Madonna era stata buttata nel retro della chiesa, chissà quando, tra il XVI e il XIX sec., e rischiava di scomparire.
Noi uomini sapiens, ingenuamente attribuiamo normalmente alla caducità della storia la lenta e inevitabile distruzione di ogni cosa. In realtà, molto più velocemente, e in grande scala siamo noi stessi a distruggere il nostro stesso passato. Senza accorgercene siamo quasi sempre noi a decidere la fine, la morte di un manufatto o dell'ambiente naturale, basti pensare che eventi traumatici come eruzioni, inondazioni o terremoti, normalmente sono la principale causa di conservazione della storia e non viceversa.
Kronos, quindi, siamo anzitutto noi uomini e non la natura, e cercherò di mostrarvi come un certo abbandono dovuto al crollo della navata destra di questa chiesa sia stato in realtà provvidenziale per salvare manufatti preziosi che ci restituiscono in profondità la storia di questo luogo e dei suoi eminenti attori.
Madonna di Trapani, Santuario dell''Annunziata - Trapani
Anzitutto è importante partire dalla storia e dall'iconografia della statuetta che innegabilmente rimanda alla famosa statua della Madonna di Trapani. Nel santuario dell'Annunziata di Trapani – si badi bene, un santuario amatissimo dai fedeli e dai cittadini più che dagli storici dell’arte –, si conserva una statua di circa un metro e sessanta di una Madonna medievale che porta in braccio il bambino con atteggiamento particolarmente affettuoso e materno rispetto ad altre simili opere contemporanee.
Per questo e altri motivi, come il sorriso enigmatico, il panneggio e l’inclinazione del corpo, la statua di Trapani è stata in passato attribuita a Nino Pisano, scultore orafo figlio del più famoso Nicola e noto per la sua inclinazione al gotico (1315 - 1370). Pur somigliando a sue opere, oggi si è più prudenti, e la statua si attribuisce a un anonimo scultore, forse precedente.
La storia un po’ leggendaria della sua presenza a Trapani vuole che un cavaliere templare pisano, avendola presa in Siria, e avendo affrontato una terribile tempesta durante il viaggio di ritorno, la donò alla città e al porto ove avrebbe trovato salvezza attorno al 1290.
Questi dati sono incoerenti, sia cronologicamente sia stilisticamente, ma cominciamo a esplorare le principali relazioni culturali a cui questo piccolo pezzo di marmo, rotto e buttato da Kairos umano, rimanda.
1) Un materiale classico e le colonne della chiesa.
L’originale Madonna di Trapani ha qualcosa di misterioso, a partire proprio dal materiale in cui è scolpita.
Infatti si tratta di marmo pario o nasso, cioè orientale greco, tipicamente in uso alla cultura classica e non italiana.
È lo stesso marmo con cui per esempio è stata scolpita la Nike di Samotracia (nella foto accanto, Parigi - Museo del Louvre) e rende plausibile la provenienza dalla Siria come vuole la tradizione.
Si tratta insomma del materiale più classico che si può, e rimanda la nostra attenzione a questo edificio, S. Maria in Cappella, che in pieno anno mille (1090) venne fatto erigere da Urbano II in un voluto stile classico, che ricorda le più antiche basiliche romane; da notare, in particolare, le colonne.
S. Maria in Cappella e le sue colonne
Il papa Urbano II, infatti, fu tra i più radicali riformatori, a seguito di Gregorio VII, in conflitto con l’antipapa di elezione imperiale, Clemente, e in questa piccola basilica volle ispirarsi alle origini della chiesa governata da Pietro, Felice, Callisto, Ippolito, facendo collocare le loro reliquie dentro l’altare.
S. Maria in Cappella, altare e abside
2) Lapide di Urbano e altare crociato templare.
La tradizione vuole che la Madonna di Trapani sia dono di un templare, cioè di un cavaliere monaco crociato. Proprio Urbano II, reagendo alla prepotenza imperiale e alla richiesta di aiuto da Costantinopoli, volle lanciare la prima crociata. Possiamo leggere il suo nome e quello di altri vescovi della sua fazione gregoriana nella lapide di consacrazione conservata all’ingresso della chiesa.
Per la prima volta (speriamo anche l’ultima!) si accetta l’idea nel cristianesimo che si possa tornare a fare i pellegrini in Terra Santa armandosi e combattendo gli infedeli. L’imperatore bizantino lamenta che i nuovi padroni della Siria e della Palestina impediscono ai cristiani di accedere ai luoghi sacri. Gerusalemme, in particolare, chiede aiuto militare. Per la prima volta, un Papa non solo non condanna la violenza e la guerra (quanti martiri nei primi secoli perché si rifiutavano di combattere) ma lancia una campagna in nome di Dio e promette il paradiso a chi uccide chi non ha la stessa fede.
Proprio qui dobbiamo immaginare che da quest'idea, – quella ancor più radicale dei cavalieri templari, ossia monaci armati –, prende corpo l’altare coevo, che conserva una croce dalle forme templari, come potete vedere, riprodotta in argento.
S. Maria in Cappella, croce in argento
3) Gli scavi del porto romano e la tomba dell’ultimo cappellano, prima di donna Olimpia, legati alla vita portuale.
La Madonna di Trapani viene dal mare orientale, legata a un crociato, comunque è la Madonna amata dai marinai, che in quel dono videro la clemenza della Madonna verso chi rischia la vita in mare.
A partire dal XIV secolo, da Trapani la sua iconografia si diffonde in tutte le coste del mediterraneo. Da Genova a Palermo, dalla Spagna alla Sardegna, da Tenerife alla Francia, sempre in città portuali. Allora la sua presenza qui si spiega sopratutto come Madonna dei marinai, e in effetti l’Arch. Eolo Mengarelli mi fece notare che alla base ha ancora uno stelo di legno per poterla comodamente collocare su navi e in luoghi mobili.
Proprio a destra, negli scavi visibili degli anni novanta, ancora aperti, si notano dei muri che sono del porto di Ripa grande, di età imperiale, sulle cui rovine fu costruita nell'XI sec. questa chiesa.
S. Maria in Cappella, scavi tuttora aperti all'interno della chiesa.
Da sempre, quindi, ci troviamo in un quartiere che ha visto attività e persone legate alla navigazione. Non a caso, la via frontale all’ingresso della chiesa si chiama Via dei Genovesi. Qui si sbarcava e si svolgeva una frenetica attività commerciale, tanto che ancora nel 1600, quando L’Ospitale di Santa Francesca Romana era ancora attivo, si fece un accordo con i coppellari, ossia i produttori di botti per il trasporto in mare di vino, per dargli un cappellano che qui li seguisse spiritualmente. L’ultimo cappellano è sepolto proprio vicino all’altare. La statuetta, quindi, è una delle ultime memorie di questa antica civiltà del mare, delle navi e di Roma, su un fiume che era anche uno dei porti più fiorenti del mediterraneo.
Gaspar van Wittel, Porto di Ripa grande
4) Ciò che non si può vedere: il valore più alto della carità. La statuetta è tra i pochi oggetti del XIV secolo arrivati a noi. La sua presenza qui si può ricondurre a Santa Francesca, al suo tempo e alla sua incredibile capacità di curare, aiutare, guarire le persone attraverso la fede.
Le sue estasi, che possiamo immaginare avvenute anche qui, di fronte all’altare, e la sua carità concretissima sono due facce della stessa medaglia. I poveri, senza fede, non servono che a essere ignorati. La fiducia nell’uomo e in Dio, oltre il ragionevole calcolo di vita che da uomini possiamo applicare, è ciò che l’ha mossa nel gestire gli ospedali romani, prima questo, vicino la sua casa, e chissà quanti marinai e disperati del mare avrà aiutato tra queste mura, magari utilizzando proprio la Madonna di Trapani come icona di speranza.
Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio: Santa Francesca Romana
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